La violenza di genere al tempo del Covid
La violenza non si è fermata neanche al tempo del Covid-19. Così né il Centro Antiviolenza né le case di accoglienze gestite da Liberazione e speranza hanno chiuso i battenti. Sono rimaste aperte pronte ad accogliere, in tutta sicurezza, chi ne aveva bisogno. Gli operatori sono stati sempre attivi, 24 h su 24.
La giornata di Maria, ospite del Centro Accoglienza
E questa che stiamo per raccontarti è la storia di Maria (nome di fantasia naturalmente) che ha dovuto lasciare casa e il suo bimbo in seguito a una denuncia nei confronti del marito. Da gennaio scorso è ospite della casa di accoglienza gestita da LES.
In questo periodo di emergenza sanitaria Maria è stata l’unica a poter uscire dalla casa per stare insieme al suo bimbo. Il piccolo vive in casa dell’ex-marito e gli avvocati hanno deciso che può stare con lei quattro volte a settimana. Gli accordi vanno mantenuti senza fare variazioni perché il tutto diventerebbe ancora più complicato.
Per tutti questi mesi Maria non si è mai scoraggiata. Ha compiuto il suo solito rituale: lunedì, mercoledì, venerdì e domenica. Quattro mattine in cui si è alzata di buon mattino. Quattro mattine in cui si è vestita di tutto punto: mascherina e guanti inclusi per affrontare il mondo fuori. Quattro mattine solitarie in pullman per attraversare la città deserta. Tutto questo per suonare il campanello della sua ex-casa e vedere finalmente il sorriso di suo figlio.
Eccola rientrare alla casa di accoglienza insieme al suo bimbo. In questo periodo ci sono altre 21 ragazze insieme a 3 piccoli e un’ operatrice (a turno). Il figlio di Maria è evidentemente felice di stare con la mamma in un luogo così strano in questo tempo, pieno di donne e altri bimbi anche se più piccoli di lui. Sente parlare italiano, inglese, francese, spagnolo. Si sente accolto in un mondo che ha davvero così poco di familiare eppure in questo momento è quanto di più simile al calore di famiglia che lui possa immaginare.
Sono le persone che ‘fanno casa’
Ci sono certamente molti genitori separati che in questo tempo stanno cercando di trovare il giusto equilibrio per il bene dei propri bimbi tra #iorestoacasa e il bisogno, naturale e indissolubile, di poter vedere i propri figli. Tante famiglie stanno trovando, proprio in questo periodo di emergenza sanitaria, modalità inedite per poter vivere una vicinanza inaspettata. Ma non per tutti è così. Ci sono certamente fatiche e dolori, ferite che si inaspriscono. Ci sono case che non sono nidi.
E quando vediamo Maria, questa mamma che, nonostante la paura e lo smarrimento di questo tempo, attraversa una città profondamente colpita dal Covid 19 per poter offrire al suo bambino una giornata insieme a lei, allora crediamo che casa può essere anche questo luogo, questa casa di accoglienza, perché sono le persone che fanno la casa.
Adesso però è nuovamente tempo di uscire. Maria e il suo bimbo prendono le mascherine e, via, nuovamente verso l’altra casa, in attesa del prossimo incontro…